Con SlotMob per una commissione parlamentare d’inchiesta sull’azzardo

La Caritas della Diocesi di Gaeta aderisce alla proposta di Slot Mob di istituire

una commissione parlamentare di inchiesta su Azzardopoli

 
Caro direttore,
come Caritas dell’Arcidiocesi di Gaeta, condividiamo pienamente la proposta lanciata da Slot Mob dell’apertura di una commissione parlamentare di inchiesta sulle concessioni dell’azzardo ai privati al fine di tornare ad una gestione pubblica, responsabile, disincentivante e controllata democraticamente dai cittadini.
Conosciamo perfettamente le nefaste conseguenze di quanto è avvenuto affidando le concessioni alle multinazionali dell’azzardo, che hanno reso capillare e diffuso questa nuova forma di dipendenza che stravolge l’equilibrio sociale di intere famiglie e comunità.
 
Anche nel nostro territorio, attanagliato da problemi di mancanza di lavoro e possibili prospettive future, l’azzardo è cresciuto rigoglioso e prosperoso: la media della giocata pro capite tra slot, videolottery, lotterie istantanee, lotto, superenalotto, ecc., nel 2018 è stata di 1494 euro, mentre l’incidenza della spesa media per l’azzardo sul reddito è stata del 9,5%. Dietro a questo caleidoscopio di apparenti “giochi” di svago, si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche che lo stesso Servizio Sanitario Nazionale riconosce come una patologia con conseguente perdita della dignità personale delle vittime e rovina delle loro famiglie.

Questa situazione critica è conosciuta pienamente anche dalle amministrazioni locali che, nonostante la grave fatica, non riescono ad arginare la diffusione dell’azzardo attraverso l’emanazione di opportuni regolamenti perché il potere delle lobby delle suddette multinazionali è così imperante e trasversale a tal punto da condizionare le scelte della politica ed impedire ogni norma restrittiva. Non a caso alcuni provvedimenti e sentenze della magistratura attestano connivenze e legami stretti tra la gestione dell’azzardo e le associazioni malavitose, infiltrate ed insediate permanentemente nel settore delle scommesse, delle slot machine e dei gratta-evinci.

Il ritorno alla gestione pubblica dell’azzardo consentirà un uso più contenuto e moderato delle slot machine e gratta e vinci perché il profitto non sarà più estremizzato al massimo a danno dei cittadini, come scopo primario di ogni multinazionale quotata in borsa. Tale gestione introdurrà maggiori misure a sostegno degli utenti per disincentivarli quando si intravedono segni di dipendenza e danni alla salute. Tutti gli introiti delle giocate, a meno delle vincite, verranno affidate allo Stato e non solo quella parte destinata all’erario. Con queste maggiori entrate si potrebbe riconvertire l’indotto dell’azzardo, come supporto alla diminuzione delle slot machine e dei biglietti mangiasoldi.
Contenere l’azzardo, ridurre il numero delle persone affette da patologia da gioco d’azzardo, ridare speranza a migliaia di famiglie annientate dal dramma di questa “nuova eroina”, deviare l’ingente somma spesa ogni anno per le scommesse nella sana economia del Paese, tutto questo è possibile se la Politica riesce a compiere uno scatto di orgoglio e si riappropria della propria vera vocazione, la ricerca del bene comune, per promuovere l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività che ai singoli membri, di raggiungere il proprio compimento più pienamente e più celermente.
 
La commissione parlamentare richiesta svelerà se tutta la cronologia delle tappe percorse dall’azzardo sia stata dettata dalla Politica del bene comune o da interessi incrociati di gruppi di poteri oscuri assettati di denaro. Un dato è certo: l’Italia è un Paese in cui nell’ultimo ventennio il numero delle giocate sono incrementate del 750%, arrivando a sfiorare i 107 miliardi di euro nel 2018, equivalente al 6% del PIL nazionale con il 10% della spesa delle famiglie italiane con 2,5 milioni di persone a rischio dipendenza e 1,5 milioni di giocatori patologici.
Se questi sono i frutti, forse, una risposta è già disponibile: “ai posteri l’ardua sentenza”.
 
Caritas dell’Arcidiocesi di Gaeta