La Caritas Diocesana ai tempi del Covid-19

In questi giorni di allerta e di preoccupazione diffusa, di decreti ministeriali e di inviti a “restare a casa”, si parla forse troppo poco di chi una casa nemmeno ce l’ha e di come questa situazione stia rendendo drammatica la vita di quanti erano già profondamente segnati dalla sofferenza e dalla povertà.

L’attuale paradosso del tipico “senza dimora” è presto evidente: in strada non posso stare e una casa non ce l’ho. Sono tante le persone che all’improvviso non hanno più un luogo dove poter stare, che non hanno più un metro quadro da occupare legittimamente, che al già abituale stigma sociale cui sono sottoposti devono ora aggiungere l’evitamento finalizzato alla prevenzione del contagio. Non si sta parlando di casi eccezionali oppure lontani dalla nostra realtà territoriale diocesana, se è vero che le richieste che pervengono ai nostri Centri D’Ascolto riguardano bisogni materiali nel 76% dei casi (dati Report  Caritas Diocesi di Gaeta 2018) con un altissimo numero di problematiche di tipo abitativo.

L’emergenza Covid-19 ha avuto e sta avendo un enorme impatto anche su tutti i servizi della Caritas Diocesana che giorno dopo giorno si ritrova a rivedere modalità di gestione e sostegno alle persone che continuano, e ancor di più in questo momento, a chiedere aiuto. E’ stato necessario sospendere alcune attività e in particolare quelle legate alla necessità di incontrarsi, come la formazione degli operatori e le riunioni progettuali, ma si sta cercando di mantenere attivi i servizi di base, quelli legati ai bisogni essenziali delle persone.

Il Direttore, Don Alfredo Micalusi, è stato molto fermo nel sottolineare come è proprio in un momento di estrema necessità come quello che tutti stiamo vivendo, che dobbiamo rispondere alle richieste di aiuto dei nostri fratelli in ancor più grande difficoltà. Del resto anche l’esortazione di Don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, alle Caritas diocesane era stata chiara: “per quanto riguarda le mense, i dormitori, i centri di accoglienza e tutti i servizi caritativi, si faccia di tutto per tenerli aperti, ridefinendoli alla luce delle norme stesse”.

La risposta della nostra Caritas diocesana si concretizza con il mantenimento di importanti servizi attivi in due città cruciali del nostro territorio, Formia e Fondi. Grazie al lavoro di operatori e volontari, presso il Centro Servizi “San Vincenzo Pallotti” di Formia è stato possibile mantenere attivo il dormitorio, sebbene sia stato necessario ridefinire alcuni criteri sulla base delle direttive presenti nell’ultimo D.P.C.M., una su tutte la conversione temporanea del Centro in “struttura residenziale”: in questo modo gli ospiti hanno la possibilità di permanenza nell’edificio anche durante le ore diurne, nel rispetto delle norme attuali in tema di prevenzione del contagio. Nella struttura si alternano operatori e volontari 24 ore su 24 per garantire che venga mantenuta la necessaria distanza fisica e che vengano eseguite tutte le prassi di igiene personale e pulizia dei locali. Encomiabile è il contributo che stanno offrendo alcune attività di ristorazione della città che, unito a quello di tante famiglie formiane, sta dando la possibilità alle persone ospitate di avere pasti caldi durante il giorno. Qualcosa di molto simile sta accadendo poi al Centro “Mons. Fiore” di Fondi: la ditta che abitualmente serve le scuole e che fornisce anche i pasti alla mensa del Centro si è vista costretta a sospendere il servizio con la conseguente difficoltà, per la Caritas, di provvedere al cibo per le circa venti persone che quotidianamente afferiscono al Centro. E’ bastato un “tam-tam” tra i volontari per far sì che un gruppo di famiglie si attivasse e preparasse giornalmente pasti caldi, distribuiti in confezioni monouso da consumare in autonomia e nel rispetto delle direttive anti-virus. In uno dei comuni del Lazio più colpiti dal virus c’è ancora spazio per il contagio della bellezza e dell’umanità.