Giornata mondiale dei poveri 2020

Quando Papa Francesco nel 2016 istituì la Giornata mondiale dei poveri non poteva sapere che di lì a qualche anno quel “segno concreto”, pensato e istituito a conclusione del Giubileo straordinario con l’obiettivo di aiutare “le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo”, avrebbe attraversato una delle fasi più drammatiche degli ultimi decenni per l’intera umanità. “Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32) è il messaggio tratto dal Siracide cha accompagna la quarta edizione di questo appuntamento: una esortazione che nella sua semplicità arriva diretta e schietta, perfino inequivocabile se non fosse che il povero (già in altre epoche difficilmente individuabile come categoria dai contorni precisi) rappresenti in questi giorni complicati quanto di più sfumato e inafferrabile. Tendere la mano certo, ma a chi? All’immigrato che continua a chiedere ospitalità con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle una vita senza speranza? Al padre di famiglia precipitato nella depressione per aver dovuto abbassare definitivamente le serrande della sua attività commerciale? Alla nonna intubata nel reparto CoVid sapendo di dover morire da sola senza poter salutare i suoi cari? Come Caritas ce lo chiediamo ogni giorno e con il Papa ci sentiamo di dire che quel messaggio, pescato sapientemente dall’Antico Testamento, si riferisce in fin dei conti a ognuno di loro. Perché il povero è semplicemente e drammaticamente là dove c’è un dolore. Se vogliamo sapere a chi tendere la mano allora dobbiamo drizzare le antenne e metterci in ascolto, per poter cogliere con chiarezza le richieste di aiuto. “Questa pandemia ci renderà persone migliori”, si è detto da più parti trascurando forse che i cambiamenti non avvengono per abitudine e nemmeno per magia: perché questa crisi rappresenti una concreta occasione di cambiamento c’è bisogno di volerlo ora e di muoversi subito, proprio adesso che stiamo vivendo le difficoltà più profonde. Le Caritas parrocchiali e l’équipe diocesana si stanno mettendo in discussione per provare a ripensarsi, condividendo e creando sinergie, per dare il meglio di noi proprio ora che è più difficile. Il nostro impegno verso il povero è anzitutto il servizio di Ascolto che manteniamo attivo nel rispetto delle precauzioni anti-CoVid; è l’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse che ci permette di operare un monitoraggio continuo della situazione nella Diocesi. Solo per riportare dei dati appena aggiornati (rilevazione 27 ottobre 2020), quest’anno le Caritas della nostra diocesi hanno effettuato 2979 interventi, il 78% dei quali hanno riguardato Beni e Servizi materiali, con un incremento considerevole delle richieste a partire dall’inizio della pandemia. E purtroppo ci aspettiamo che le cose peggiorino nei prossimi mesi. In questa direzione e alla luce di queste previsioni, abbiamo pensato di offrire un aiuto concreto ampliando il numero di posti disponibili nel nostro progetto Or.A. (Orientamento Attivo al lavoro) che sta consentendo a 20 giovani e adulti in condizioni di fragilità socio-economica di svolgere dei tirocini formativi in aziende del territorio. Un ulteriore intervento sul territorio, nato da un’esperienza estemporanea durante il lockdown e concretizzata nei mesi successivi, è rappresentato dall’Emporio Solidale “Sarepta” di Formia, che, grazie ai volontari delle Caritas del centro città, consente di fornire beni di prima necessità nella maniera più rispettosa della dignità della persona. I Centri Servizi “Mons. Fiore” di Fondi e “S. V. Pallotti” di Formia continuano, con l’obiettivo di rendere concreto lo stile della prossimità, ad essere un punto di riferimento per chi ha fatto della strada la sua casa. E’ importante che questo sia reso possibile adesso, non dopo, proprio adesso che tante persone hanno bisogno di vedere realizzata la profezia del Siracide, ovvero, che le nostre mani rimangano tese ai bisogni degli ultimi fra gli ultimi.